MEDITERRANEO ANTIRAZZISTA - PALERMO
UN POLVEROSO CALCIO AL RAZZISMO (testo e foto di Agata Katia Lo Coco/S4C Palermo)
Italia. Palermo, Piazza Magione. Mediterraneo antirazzista 2016.
E’ un pomeriggio caldo di fine maggio, come ce ne sono in Sicilia.
Adulti e bambini, palermitani o del Gambia, da poco approdati, non importa. Sono qua, a giocare contro l’odio e per la libertà di essere diversi.
Incontro gli operatori sociali impegnati in una Palermo, per nulla facile. Ci sono 2 campetti di calcio, uno con recinzione e terra battuta, l’altro no.
Gli spazi di Piazza Magione sono oggetto di attenzione della campagna “Sport Popolare In Spazio Pubblico”, per un’azione di riqualificazione dell’area, già dal 2013.
I giocatori scendono in campo, per dare “un calcio al razzismo”. Si confrontano, sudano...
E’ giocare insieme che conta. Il calcio come momento aggregativo sociale.
Le gambe dei ragazzi africani sono bianche di polvere, cipria di corse dietro al pallone, i ragazzi italiani sono neri di sole e sudore.
Un bambino del quartiere, Francesco diventa guida consapevole del significato della giornata.
Mi invita a seguirlo, mi dice quanto sia contento di giocare lì, anche gli altri giorni, insieme agli altri bambini, vicino ai grandi, in spazi che sono dei “fuori campo”.
Agata Katia Lo Coco/S4C Palermo
Italia. Palermo, Piazza Magione. Mediterraneo antirazzista 2016.
E’ un pomeriggio caldo di fine maggio, come ce ne sono in Sicilia.
Adulti e bambini, palermitani o del Gambia, da poco approdati, non importa. Sono qua, a giocare contro l’odio e per la libertà di essere diversi.
Incontro gli operatori sociali impegnati in una Palermo, per nulla facile. Ci sono 2 campetti di calcio, uno con recinzione e terra battuta, l’altro no.
Gli spazi di Piazza Magione sono oggetto di attenzione della campagna “Sport Popolare In Spazio Pubblico”, per un’azione di riqualificazione dell’area, già dal 2013.
I giocatori scendono in campo, per dare “un calcio al razzismo”. Si confrontano, sudano...
E’ giocare insieme che conta. Il calcio come momento aggregativo sociale.
Le gambe dei ragazzi africani sono bianche di polvere, cipria di corse dietro al pallone, i ragazzi italiani sono neri di sole e sudore.
Un bambino del quartiere, Francesco diventa guida consapevole del significato della giornata.
Mi invita a seguirlo, mi dice quanto sia contento di giocare lì, anche gli altri giorni, insieme agli altri bambini, vicino ai grandi, in spazi che sono dei “fuori campo”.
Agata Katia Lo Coco/S4C Palermo
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